Diagnosi hi-tech di cancro al seno, finanziato progetto "Napoletano"

AGATA-AntonioSarno
Una piattaforma hi-tech per effettuare test clinici "virtuali" replicando al computer l'apparato diagnostico e il paziente, attraverso un modello digitale sviluppato da immagini della mammella tridimensionali ad alta risoluzione. L'INFN, l'istituto nazionale di fisica nucleare, ha finanziato, per un importo di 164 mila euro, il progetto "AGATA" (Advanced GeAnt4-based platform for virtual clinical Trials in X-ray breAst imaging), il cui ideatore è Antonio Sarno, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Fisica "E. Pancini" dell'Università di Napoli Federico II ed è associato alle ricerche dell'INFN Sezione di Napoli.
 
Un'ottima notizia per la ricerca "made in Campania" e per i pazienti: gli studi in-silico rappresentano la frontiera della ricerca nel settore perché permetteranno notevoli risparmi nella progettazione, nell'esecuzione e nei costi dei test clinici, evitando al paziente la dose di radiazione.
 
Il progetto, approvato in seguito ad una procedura competitiva emanata dalla Commissione Scientifica Nazionale 5 dell'INFN per sostenere il lavoro di eccellenza di "giovani ricercatori e ricercatrici nell'ambito delle linee di ricerca e sviluppo tecnologico proprie dell'Ente", avrà durata biennale ed è risultato fra le migliori sei proposte scientifiche presentate nel 2019 in questo concorso, su un totale di oltre 40 progetti.
 
Classe 1989, una laurea in ingegneria biomedica e un dottorato di ricerca in fisica medica all'Università di Napoli Federico II, Sarno si occupa da tempo di sviluppo e valutazioni di tecnologie innovative basate sull'uso dei raggi-x per la diagnosi del tumore alla mammella. E in particolare, ha lavorato nel dipartimento di fisica della Università di Napoli e sez. INFN di Napoli, nel gruppo del professore Paolo Russo, allo sviluppo di un prototipo di tomografia computerizzata dedicata al seno, una tecnologia innovativa che produce immagini tridimensionali della struttura interna della mammella evitando la compressione propria dell'esame mammografico, spesso sorgente di disagio per le pazienti.
 
"Decidere di fare il ricercatore in questi anni, soprattutto in Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, significa intraprendere una strada in salita – spiega - che non porta necessariamente e velocemente ad una stabilità economica e di vita personale. Se si fa però con dedizione, passione, se lo si intende come una missione, permette grandi margini per la realizzazione personale. La collaborazione a diversi progetti nazionali ed internazionali, i frequenti viaggi, danno la possibilità di un confronto costante con idee, personalità e studi diversi e ciò è importantissimo perché allarga la mente, arricchisce. Però anche la perseveranza e la possibilità di restare qui nella mia terra, dalla quale tutti scappano, nelle cui università non ci sono fondi, mi ha sicuramente complicato le cose ma ha dato – credo – più valore ai miei sforzi".
 
Il progetto AGATA viene proposto in un periodo di evoluzione nel campo della diagnosi del tumore al seno con l'uso di raggi-x. Infatti, l'esame mammografico tradizionale è un esame di imaging bi-dimensionale, con il rischio della sovrapposizione dei tessuti mammari nell'immagine proiettiva, che rende più difficoltosa la diagnosi. "Proprio per superare questo limite – spiega Sarno - sono state sviluppate due tecniche di imaging tridimensionali: la tomosintesi digitale del seno e la tomografia dedicata al seno. Ora il nostro scopo è quello di sviluppare una piattaforma per la realizzazione di test clinici in-silico (ossia solo a carattere computazionale, senza intervento di pazienti o di apparati clinici o di personale medico), al fine della valutazione delle prestazioni e dello sviluppo tecnologico di apparati per l'imaging 2D e 3D a raggi X, dedicati alla diagnosi del cancro al seno".
 
Con il gruppo di Fisica Medica del Dipartimento di Fisica "Pancini" e della sezione INFN di Napoli lavoreranno ricercatori in Fisica Medica delle Università e delle Sezioni INFN di Pisa e Ferrara, mentre i modelli digitali dei pazienti sono messi a disposizione dal professor John Boone della Università della California a Davis (USA), che ha sviluppato per primo tali tipi di scanner innovativi. Al progetto partecipa anche la professoressa Kristina Bliznakova della Medical University di Varna (Bulgaria), esperta internazionale nello sviluppo di modelli computazionali della mammella.
 
 
Fonti e diffusione: Repubblica.it
Data: 12/02/2020